giovedì 17 dicembre 2009

IL PERICOLO CORRE IN RETE

Su Fare Futuro, il webmagazine diretto da Filippo Rossi, oggi c'è un articolo firmato da Federico Brusadelli che condivido pienamente e per questo lo riporto:

Le leggi esistono, non blocchiamo le potenzialità benefiche della Rete

Facebook non è terrorismo.
E il web ha già i suoi anticorpi

di Federico Brusadelli
Esistono le telefonate minatorie. Questo è un dato di fatto, purtroppo. Non per questo, però, sarebbe logico e ragionevole immaginare un mondo senza telefoni. È sempre bene non confondere il “mezzo” con l’ “uso” che se ne può fare, insomma. Perché questo discorso? Perché questa tra “mezzo” e “uso” è una distinzione che, soprattutto negli ultimi giorni, dopo l’aggressione subita dal presidente del Consiglio in piazza Duomo a Milano, a qualcuno sembra essere poco chiara. Il mezzo in questione non è il telefono ma – segno dei tempi – la Rete. E, in particolare, i social network, che della Rete sono la declinazione più vivace e più “moderna”. Ecco, il punto è questo. Che qualche esagitato, idiota o disadattato possa esprimere su Facebook il suo odio, la sua frustrazione o i suoi folli propositi, nei confronti di leader politici e personaggi pubblici, non significa che il pericolo sia nel social network, nel “mezzo”, appunto. E pertanto avrebbe poco senso auspicare una stretta su internet – e lo abbiamo già detto, su questo magazine – magari cedendo alla tentazione della censura preventiva (cosa che puntualmente è avvenuta). Certo, c’è chi lo fa, tutto è possibile. Ma non si tratta, perlopiù, di paesi occidentali. Le leggi ci sono già, in Italia, e basterebbe applicarle con precisione, durezza e meticolosità. Ma privare internet anche di quel “senso” di libertà (anche solo di un pizzico di libertà) che ne costituisce la vera essenza e che gli permette, davvero, di incarnare la vera Rivoluzione di questo millennio, non sarebbe una scelta giusta. Non sarebbe neanche fattibile, come hanno spiegato quasi tutti gli esperti del settore. E poi, tanto per essere più precisi, c’è un grande paradosso del web, da tenere a mente. E cioè: è vero che la Rete è libera, ma è altrettanto vero che mai come in questo momento storico ognuno di noi è stato così “rintracciabile”: una scritta sul muro, di notte, garantiva l’anonimato; un post su Facebook, no. Siamo tutti intercettati, si potrebbe dire. Non è un bene, né un male. È un fatto. Questa rintracciabilità permetterebbe dunque già ora, se usata bene, un connubio quasi ideale fra libertà e sicurezza.Sostenere pertanto, come ha fatto oggi il presidente del Senato, che per colpa dei social network la situazione sia peggiore che negli anni di piombo («Si leggono dei veri e propri inni all'istigazione alla violenza; negli anni 70, che pure furono pericolosi, non c'erano questi momenti aggregativi che ci sono su questi siti; così si rischia di autoalimentare l'odio che alligna in alcune frange», ha detto Schifani), è un’analisi che può apparire “di retroguardia”. Può apparire anche come un’affermazione ingenerosa nei confronti di chi – e si tratta della quasi totalità dei cittadini italiani – usa quotidianamente internet e i social network con finalità non solo innocue, ma molto spesso fruttuose per l’intera società. Ed è soprattutto una riflessione che non tiene conto delle immense potenzialità “benefiche” del web: uno sconfinato spazio di comunicazione, una prateria per l’ immaginazione, un potenziale oceano di di produzione culturale. Che può, oltretutto, produrre da solo i suoi anticorpi.


17 dicembre 2009

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