giovedì 30 aprile 2009

Oggi è morto Pio La Torre, insieme a Rosario di Salvo

Scritto da Simona Mammano il 30 aprile 2009

Pietro Grasso sostiene che per combattere la mafia bisogna parlarne sempre. Oggi lo faccio ricordando Pio La Torre, una delle sue vittime.
Riporto uno stralcio della sua biografia, presa dal Centro di studi e iniziative culturali a lui dedicato:

Il 30 aprile del 1982, alle nove del mattino Pio La Torre, insieme a Rosario Di Salvo, sta raggiungendo in auto, una Fiat 132, la sede del partito. In via Turba, di fronte la caserma Sole, si affiancano alla macchina due moto di grossa cilindrata: alcuni uomini mascherati con il casco e armati di pistole e mitragliette sparano decine di colpi contro i due. La Torre muore all’istante mentre Di Salvo ha il tempo di estrarre la pistola e sparare alcuni colpi in un estremo tentativo di difesa.

Il 12 gennaio 2007 la Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha emesso l’ultima di una serie di sentenze che ha portato a individuare in Giuseppe Lucchese, Nino Madonna, Salvatore Cucuzza, e Pino Greco, gli autori materiali dell’omicidio. Dalle rivelazioni di Cucuzza, diventato collaboratore di giustizia, è stato possibile ricostruire il quadro dei mandanti dell’eccidio, identificati nei boss Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci.

Il quadro delle sentenze ha permesso di individuare nell’impegno antimafia di Pio La Torre la causa determinante della condanna a morte inflitta dalla mafia del politico siciliano.

martedì 28 aprile 2009

Pino Maniaci e l'ordine dei giornalisti

Scritto da Simona Mammano il 28 aprile 2009

Il 30 marzo Antimafia Duemila aveva dato la notizia del rinvio a giudizio di Pino Maniaci, conduttore e anima del Tg di Telejato televisione di Partinico, per esercizio abusivo della professione di giornalista. L'udienza sarà il prossimo 8 maggio.

Oggi, il sito di informazione on line Articolo 21 ci informa che, da indiscrezioni, l'Ordine dei giornalisti siciliano, ad eccezione del presidente astenutosi, pare abbia deciso di costituirsi parte civile nel procedimento a carico di Pino Maniaci.
Scrive il quotidiano:


"Ci auguriamo di essere smentiti, anche perché stiamo parlando della medesima persona verso la quale sono state espresse da tutti gli organismo professionali quintali di attestati di stima.

Comprendiamo il rispetto della lettera delle norme, ma come cancellare gli anni trascorsi,come dimenticare le battaglie civili di Pino e dei i collaboratori a cominciare da Riccardo Orioles, coraggioso e indomita giornalista anti mafia, storico collaboratore di Pippo Fava.

Come sottovalutare il rischio che questo gesto possa essere interpretato come un atto di sfiducia verso chi non ha mai piegato la testa di fronte alle prepotenze? Come dimenticare che dentro la professione restano invece giornalisti che nascondono, omettono, si prestano persino a diventare postini delle lettere spedite dal carcere dai mafiosi e che spesso trovano compiacente ospitalità sulle pagine di alcuni giornali siciliani.

Lo ripetiamo la polemica ci interessa davvero poco, invochiamo solo una smentita o almeno l’apertura di una pubblica discussione che coinvolga tutto il mondo dell'informazione e impedisca l’isolamento di Telejato."




lunedì 27 aprile 2009

propaganda o solidarietà?

Scritto da Simona Mammano il 27 aprile 2009

Interessante l'articolo di oggi su Repubblica di Jenner Meletti, che ha dato voce alle persone di Onna, che dal giorno del terremoto assistono allo sfilare delle autorità per il paese distrutto, rilasciando dichiarazioni e facendo promesse.
Gianfranco Busilacchio del comitato Onna Onlus riferisce a Meletti:

"Ecco, questo è l'eliporto. Sabato è sceso qui Berlusconi, domani arriva il Papa. Elicotteri che atterrano a Onna, chi se lo sarebbe mai immaginato. La strada bianca è stata costruita proprio per arrivare a questo prato".

"Stavolta, almeno vedremo in faccia il nostro ospite. Con il presidente del Consiglio siamo stati tenuti lontano da tutto".

"Ma gli occhi per vedere li abbiamo. Per otto giorni i vigili del fuoco, che sono bravissimi, hanno lavorato soprattutto per preparare le visite di Berlusconi e del Papa. Hanno puntellato la chiesa, così il Santo Padre la può vedere ancora in piedi. Un lavoro inutile, perché poi sarà abbattuta. Hanno costruito la strada e l'eliporto. Hanno preparato anche un piccolo campanile, con le campane recuperate fra le macerie, a fianco del tendone della nuova chiesa. Tutto bello. Ma nelle tende si vive malissimo. Gli anziani e chi cammina con difficoltà non riesce ad entrare in bagno."

C'è una piccola cerimonia, alle ore 15. "Andiamo a portare una corona alla lapide dei martiri del '44. Ieri c'è stato l'omaggio visto nelle tv di mezzo mondo, ma noi abitanti non eravamo invitati. Siamo costretti ad andare oggi, il giorno dopo l'anniversario".
I cartelli del Comune, nelle strade che passano accanto alla tendopoli di piazza d'Armi, annunciano "Divieto di sosta con rimozione forzata" dalle ore 6 alle ore 15 di martedì per "Corteo papale". Nunzio S., 70 anni, non sa dove portare la sua Ritmo con il lunotto rotto coperto da un telo di plastica. "L'altra notte, quando è venuta una mezza alluvione, sono venuto a dormire in macchina".

Vorremmo poter credere che il G8 a L'Aquila non intralci il lavoro di ricostruzione. Non ci resta che attendere per scoprirlo.


sabato 25 aprile 2009

La mafia al Nord

Scritto da Simona Mammano il 26 aprile 2009

Il dibattito sulla mafia è aperto anche al Nord Italia, anche se, come abbiamo letto sui giornali, gli amministratori di alcune città negano che nel loro territorio la presenza mafiosa sia preoccupante. Questo nonostante la relazione finale della Commissione parlamentare antimafia il cui presidente della XV legislatura, Francesco Forgione, l'ha denominata mafia liquida, rifacendosi al sociologo britannico Zygmunt Bauman.

Ieri su Antimafia Duemila è stato pubblicato l'articolo di Dora Quaranta "La mafia al Nord cambia volto", nel quale riferisce le dichiarazioni di Ferdinando Pomarici , pm dell'Antimafia lombarda:

... “si finanziano con capitali sporchi, ottengono protezione criminale, si prestano a dividere e reinvestire i profitti di droga ed estorsioni, affidano alla violenza dei clan il recupero dei crediti, ordinano attentati contro i concorrenti. Fino a diventare, come avvertono i magistrati più esperti, imprenditori organici alle più pericolose cosche del sud”.
Il capo dell’Antimafia a Milano, il pm Ferdinando Pomarici, denuncia che in mezza Lombardia le attività a rischio di partecipazione mafiosa sono nell’ordine: edilizia, immobiliare, centri commerciali, alimentari, sicurezza, discoteche, appalti, garage, bar e ristoranti, sale da gioco, distributori, cooperative di servizi, trasporti”. Intere province del Nord sono spartite tra Cosa Nostra e ‘Ndrangheta: i gelesi controllano estorsioni e spaccio nella zona est, tra Busto e la statale varesina – dice ancora Pomarici – ai calabresi tocca la parte ovest fino a Malpensa. Dalle indagini dei carabinieri sembra che nella zona non vi sia un cantiere edile che non paghi il pizzo, come numerosi esercizi commerciali”.

Rincara Giancarlo Caselli, procuratore a Torino, riprendendo la frase di Falcone "La mafia uccide a Palermo ma investe a Milano":

“Più l’investimento è lontano dall’attività illecita – dice Caselli – più è facile passare inosservati e farla franca. La nostra procura ha costituito un nuovo gruppo di lavoro sul riciclaggio, che è sempre più sofisticato. I mafiosi hanno i soldi per pagarsi i migliori cervelli. C’è uno sforzo di rispondere con competenze giudiziarie e non solo. Ma c’è anche chi non vede o fa finta di non vedere”.

Per quanto riguarda la provincia di Parma, il prefetto Paolo Scarpis, dopo la puntata di Che tempo che fa interamente dedicata a Roberto Saviano replica: "Camorra a Parma? Solo 'sparate'", come riportato nell'articolo di Maria Grazia Perri su La Repubblica Parma.it del 27 marzo

Rettifica

Scritto da Simona Mammano il 24 aprile 2009

A pg. 34 di Repubblica del 24 aprile è stata pubblicata la lettera che Domenico Procacci ha scritto al Direttore, per fare due precisazioni in merito all'intervista che ha rilasciato il 23 dal titolo "Dopo lo choc di Gomorra adesso racconto la Diaz". La riporto di seguito.

Gomorra finanziato interamente in Italia

Domenico Procacci

Caro Direttore, le scrivo in merito ad una mia intervista pubblicata ieri nelle pagine degli spettacoli con il titolo “Dopo lo choc di Gomorra adesso racconto la Diaz”. Ne approfitto per ringraziare dell’attenzione dedicatami ma devo segnalare due imprecisioni. La prima riguarda Simona Mammano autrice di “Assalto alla Diaz”, un libro che analizza in maniera molto precisa ed equilibrata gli atti del processo. Le dichiarazioni riportate appartengono di fatto alla requisitoria del PM Enrico Zucca e quindi non alla Mammano. La seconda precisazione dovuta è che nonostante la difficoltà del progetto, “Gomorra” è stato interamente finanziato in Italia.

Grazie per l'attenzione Domenico Procacci

giovedì 23 aprile 2009

intervista a Domenico Procacci su R2 di La Repubblica del 22.4.09

"Dopo lo choc di Gomorra adesso racconto la Diaz"
Il produttore Procacci: chiederò aiuto al capo della Polizia

Maria Pia Fusco

ROMA
Dopo avere prodotto Gomorra la Fandango di Domenico Procacci sta preparando Diaz per ricostruire - e ricordare - ciò che accadde nella scuola di Genova nella notte del 21 luglio 2001. E' una decisione che ho preso a novembre, quando è uscita la sentenza di primo grado, quando ho sentito le grida "vergogna, vergogna", quando ho letto su Repubblica l'intervento di Antonio Manganelli, oggi capo della polizia.
Diceva che il Paese aveva "bisogno di spiegazioni su quello che accadde realmente a Genova" e garantiva che si sarebbe mosso "senza alcuna riserva" pur di arrivare alla verità. E si sarebbe mosso nelle sedi istituzionali e costituzionali". Gli chiederò un incontro e gli proporrò di collaborare>>, dice Procacci.
Non sembrerà una provocazione?
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No, perché Diaz non è un film a tesi né contro la polizia, non vogliamo dimostrare niente, non sta a noi identificare i colpevoli. Vogliamo raccontare i fatti e come si è arrivati a quella notte. Penso che l'atteggiamento omertoso durante il processo, con tutte le persone di alto rango che si sono avvalse della facoltà di non rispondere come fossero ladri di polli, faccia male alle stesse forze dell'ordine>>.
Chi sarà il regista?
<<
Daniele Vicari, che sta scrivendo la sceneggiatura con Laura Paolucci. Daniele è la persona giusta, sia perché nei confronti dei fatti di Genova prova la stessa mia indignazione, sia perché ne ha un'ottima conoscenza visto che gira Edo, la storia dell'amico di Carlo Giuliani. Su Giuliani, sull'impossibilità di arrivare a un processo equo, sto preparando un altro film. Ora produrrò il film di Muccino e quello di Ozbetek, ma il successo di Gomorra e di Il Divo è incoraggiante per tornare al cinema civile che si faceva in Italia>>.
Su che tipo di documentazione sarà basato Diaz?
<<Negli atti del processo c'è tutto: la sentenza riconosce come sono andate le cose. Ricostruiremo l'irruzione, poco prima della mezzanotte, di 300 operatori della polizia, con in testa 70 agenti del VII nucleo sperimentale di Roma. Ma stiamo raccogliendo ricordi di parecchi dei 93 giovani che, semiaddormentati e disarmati, furono picchiati e arrestati, di qualcuno dei Black Bloc e anche dei poliziotti. Tra i collaboratori c'è la poliziotta Simona Mammano, autrice di un libro, Assalto alla Diaz, in cui scrive, tra l'altro, che questi processi sono "accomunati a quelli sui fatti di violenza sessuale o di associazione mafiosa" per lo stato di tensione in cui si svolgono e per la facilità con cui si può screditare la vittima. una testimonianza importante è quella del giornalista inglese Michael Covell che fu picchiato duramente e, quando tornò in patria, fu accusato di terrorismo>>.
Sarà usato materiale documentario?
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Bloody Sunaday. Gli attori non saranno solo italiani. Dei 93 giovani soltanto 15 erano italiani, 5 ragazze e 7 ragazzi - tra loro un signore di 62 anni - gli altri venivano da tutta l?Europa, con 41 tedeschi e 15 spagnoli. C'erano anche una donna turca, un lituano e un neozelandese>>.
In che lingua sarà girato?
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In diverse lingue, sarà un film internazionale. come accadde per Gomorra, non è facile trovare finanziamenti in Italia, per fortuna molti paesi europei sono pronti a partecipare. Non mi illudo che un film possa cambiare la realtà, ma almeno aiutare a capire come a Genova si sia potuto arrivare alla sospensione dei diritti. Fu un momento di buio, che, due mesi dopo, fu soffocato da una tragedia mediaticamente più assai forte. penso che sia giusto far conoscere quella triste pagina di storia ai giovani: i diciottenni di oggi non sanno nulla degli orrori della Diaz e di Bolzaneto>>.

Assalto alla Diaz: si inizia a parlarne

Scritto da Simona Mammano il 23 aprile 2009

Dopo l'intervista a Domenico Procacci di Fandango Film uscita oggi su R2 di Repubblica (non c'è la versione elettronica, provvederò a riportarla online a breve con le dovute puntualizzazioni su un'imprecisione), si inizia a parlare di Assalto alla Diaz - Polizia e G8. L'irruzione del 2001 ricostruita attraverso le voci del processo di Genova, il mio libro in uscita per i tipi di Stampa Alternativa (sarà il libreria il 13 maggio e il 15 lo presento in anteprima alla Fiera del Libro di Torino).

Venendo al fatto che si inizia a parlare del libro, segnalo l'uscita dell'articolo Domenico Procacci annuncia "Diaz", comparso oggi su Cinecittà News. Ecco qua cosa racconta questo pezzo:

Domenico Procacci, in una lunga intervista al quotidiano la Repubblica, ha rivelato che dopo Gomorra produrrà ancora un altro film di impegno civile con la Fandango.

Sta infatti preparando Diaz, il racconto delle vicende accadute nella tristemente famosa scuola di Genova la notte del 21 luglio durante il G8 del 2001, con l'irruzione di alcuni reparti speciali della polizia. Il lungometraggio, ha precisato il produttore, sarà diretto da Daniele Vicari, autore anche della sceneggiatura insieme a Laura Paolucci e tutta la documentazione che sarà usata per la realizzazione del film, sarà basata sugli atti del processo conclusosi recentemente mentre, tra i collaboratori ci sarà anche la poliziotta autrice del libro "Assalto alla Diaz", Simona Mammano.

Procacci spiega che verranno utilizzate come documentazione le carte processuali: "La sentenza riconosce come sono andate le cose. Ricostruiremo l'irruzione, poco prima della mezzanotte, di 300 operatori della polizia, con in testa 70 agenti del VII nucleo sperimentale di Roma. Ma stiamo raccogliendo ricordi di parecchi dei 93 giovani che, semiaddormentati e disarmati, furono picchiati e arrestati, di qualcuno dei Black Bloc e anche dei poliziotti".